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Himalaya


Non si possono nutrire pensieri cattivi al di sopra di una certa altitudine - Francois Mauriac

L'Himalaya, detta anche tetto del mondo, è una catena montuosa dell'Asia, che separa India, Nepal e Bhutan dalla Cina. È lunga circa 2.400 km per una larghezza di circa 100-200 km. Vi sono comprese le più alte vette del mondo. In sanscrito significa la dimora delle nevi.

Table of contents
1 Storia
2 Vette
3 Toponomastica
4 Mistica
5 Vedi anche:

Storia

Vette

Principali vette, tra le altre:

Toponomastica

I toponimi usati per individuare i monti himalayani sono in genere formati da radici nepalesi, tibetane, turchestane e sanscrite, combinate talvolta in modo ibrido tra loro, e possiedono una capacità espressiva ed una condensazione di significati ai quali gli occidentali non sono avvezzi.

Alcuni nomi di monti hanno carattere eminentemente descrittivo, come ad esempio:

  • Himalaya, la dimora delle nevi
  • Karakorum, le pietraie nere
  • Dhaulagiri, il monte bianco
  • Nilgiri, il monte azzurro
  • Gasherbrum, la parete lucente
  • Machapuchare, la coda di pesce
  • Makalu, il grande nero
  • Kang Taiga, la sella di neve
  • Chogo Ri (rinominato K2), il grande monte

In altri casi il toponimo ha un preciso riferimento religioso, come ad esempio:
  • Pancchulé, le cinque fiaccole celesti
  • Gosainthan, il luogo dei santi
  • Trisul, il tridente (simbolo di Siva)
  • Indrasan, il trono di Indra
  • Manaslu, la montagna dello spirito
  • Chomo Lungma, (rinominato Everest), la dea madre della terra
  • Annapurna, la dea delle messi e dell'abbondanza
  • Ganesh Himal, la montagna nevosa del dio elefante

Esistono poi alcuni monti il cui nome deriva dalla loro posizione rispetto ad altre cime, come:
  • Nuptse, il monte dell'ovest
  • Lhotse Shar, il monte a sud-est
  • Lhotse, il monte a sud
  • Nunagiri, il monte tra i due fiumi

C'imbattiamo infine in nomi come:
  • Kardong, la fortezza di neve
  • Mahalangur Himal, la catena montuosa delle grandi scimmie
  • Mustagh, la montagna scintillante di ghiaccio
  • Shisha Pangma, la cresta al di là dei pascoli
  • Mulkilà,la fortezza d'argento
  • Amai Dablang, la madre che abbraccia
  • Kanchenjonga, i cinque tesori della grande neve

Mistica

La vista dei monti himalayani, di questi pilastri del cielo che s'innalzano limpidi e poderosi dalle brume e dalle imperfezioni del mondo, evoca alla memoria il fiore di loto, simbolo della fede buddhista. Anche il fiore di loto affonda le sue radice nel fango che è simile al samsara, l'eterno ciclo delle nascite e delle morti; ma quando sboccia, la sua corolla, ergendosi alta sullo stelo, si apre bianca ed immacolata per rappresentare la salvezza dell'anima e l'eterna serenità del nirvana.

Non è certamente un caso se antichi popoli, su entrambi i versanti della catena himalayana, hanno sempre identificato le più alte montagne del mondo come la sede dei loro dei. Ancora oggi, seguendo un'antica tradizione lenta a morire, vige talvolta l'usanza nelle spedizioni alpinistiche di fermarsi un metro sotto la vetta per un senso di mistico rispetto e di deferente omaggio verso la casa di Dio.

Vedi anche:


I quattordici ottomila
Annapurna | Broad Peak | Cho Oyu | Dhaulagiri | Everest | Gasherbrum I | Gasherbrum II | K2 | Kanchenjonga | Lhotse | Makalu | Manaslu | Nanga Parbat | Shisha Pangma
Nell'iniziare o continuare la redazione di questo articolo, si invita a seguire lo schema suggerito in WikiProject Montagne


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